RIAPRE IL MUSEO DI PALAZZO PRETORIO


LA MOSTRA DOPO CARAVAGGIO.
IL SEICENTO
NAPOLETANO NELLE COLLEZIONI
DI PALAZZO
PRETORIO E DELLA FONDAZIONE DE VITO.
PRATO MUSEO DI PALAZZO PRETORIO
PROROGATA FINO AL 6 GENNAIO 2021
FINO AL 3 GIUGNO INGRESSO GRATUITO
Per garantire la riapertura in sicurezza, sia per
i visitatori che per il personale e i fornitori, il Museo di Palazzo Pretorio
ha definito un protocollo che prevede un numero di 68 visitatori per volta con
obbligo di indossare la mascherina, sanificare le mani con i gel a disposizione
o indossare guanti monouso.
Prima dell’ingresso verrà misurata la temperatura
con un termoscanner e si potrà entrare al Museo solo con una temperatura
corporea inferiore a 37,5°.
L’accesso alla biglietteria sarà limitato a un
massimo di 8 persone per volta
Per tutelare i dipendenti della biglietteria sono
state installate barriere in plexiglas e nelle sale i visitatori dovranno
mantenersi ad distanza di almeno un metro dalle opere; il percorso di visita è
adeguatamente segnalato all’interno del Museo.
Per visitatori e dipendenti all’interno del Museo
la distanza minima prevista è invece quella di 1,80.
La
sanificazione delle aree espositive e delle aree di lavoro sarà giornaliera.
Infine sono garantiti percorsi differenti per l’accesso e per l’uscita dal
Museo e dai singoli ambienti, per evitare contatti tra i visitatori.
La mostra
Organizzata dal
Comune di Prato, in collaborazione con la Fondazione De Vito, a cura
di Nadia Bastogi e Rita Iacopino, la mostra “Dopo Caravaggio. Il
Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De
Vito” documenta l’impatto determinante della pittura di Caravaggio su alcune
delle personalità più rilevanti della scena artistica partenopea nel XVII
secolo, attraverso una scelta di opere di grande qualità delle due collezioni.
Il periodo preso in considerazione è
quello del “dopo Caravaggio”, dagli inizi del naturalismo napoletano, che ha in
Battistello il primo e più coerente interprete e trova un impulso determinante
nella presenza a Napoli dal 1616 dello spagnolo Jusepe de Ribera, per giungere,
attraverso le declinazioni aggiornate sul classicismo romano bolognese e sulle
correnti pittoriche neovenete di artisti come Massimo Stanzione e Bernardo
Cavallino, a Mattia Preti, protagonista della scena artistica partenopea di
metà secolo insieme a Luca Giordano. Sulle loro opere, già improntate al linguaggio
barocco, matureranno ormai alle soglie del Settecento artisti come Nicola
Malinconico, con il quale si chiude il percorso.
Museo di Palazzo
Pretorio: il nucleo delle Opere del Seicento
Nel Museo di Palazzo Pretorio di Prato è
conservato uno dei nuclei più importanti in Toscana di opere di Seicento
napoletano, tra cui il Noli me tangere capolavoro del maestro Giovanni Battista
Caracciolo, detto Battistello, la grande tela di Mattia Preti con il Ripudio
di Agar e il Buon samaritano di Nicola Malinconico, che chiude il
percorso della mostra.
Queste opere rappresentano gli esempi di
un collezionismo già in antico attento agli esiti più aggiornati della
pittura del Seicento e la ricostruzione
delle loro vicende storiche si configura come uno dei principali contributi
critici alla mostra. Ricerche d’archivio hanno fatto emergere l’importanza
della famiglia pratese dei Vaj la cui
quadreria, formatasi a Roma nell’ambiente dei Barberini, giunse a Prato a metà del ‘600 determinando
un’apertura inaspettata verso il naturalismo post caravaggesco. Più tardi, alla
fine del Settecento, altri dipinti di famiglia furono portati a Prato da Roma,
tra cui il Ripudio di Agar di Mattia Preti e il Giacobbe e il gregge
di Labano di Jusepe de Ribera. Fa
parte invece della collezione della famiglia Martini, commercianti di stoffe,
il Buon Samaritano di Nicola Malinconico: formatasi alla fine del Settecento,
la Galleria Martini è un vero e proprio Cabinet d’art con le sue centro
trenta opere di generi e periodi diversi, tutte confluite al museo. Ancora
misteriosa è invece la storia antica del Noli me tangere di Battistello
Caracciolo, uno dei dipinti più suggestivi esposti nel Museo, che, soltanto
dall’Ottocento, è presente tra le opere dell’Ospedale Misericordia e Dolce,
vero e proprio deposito di opere d’arte.
Particolarmente intrigante appare la
profonda congruenza degli esempi pratesi con le opere degli stessi artisti o
del medesimo ambito presenti nella collezione della Fondazione Giuseppe e
Margaret De Vito per la Storia dell’Arte Moderna a Napoli, che ha sede sulle
colline intorno a Firenze, nella villa di Olmo (Vaglia). Formatasi dagli anni
settanta del secolo scorso grazie a Giuseppe De Vito, la raccolta, di grande
valore artistico e storico, si configura come una delle più
significative collezioni private di pittura napoletana del Seicento, lasciata
in eredità alla Fondazione da lui costituita nel 2011 con l’intento di favorire
gli studi sulla storia dell’arte moderna a Napoli.
In essa figurano dipinti significativi -
alcuni dei quali veri e propri capolavori - di autori quali Giovan Battista
Caracciolo, detto Battistello, Jusepe de Ribera, il Maestro dell'Annuncio ai
pastori, Giovanni Ricca, Francesco Fracanzano, Massimo Stanzione, Bernardo
Cavallino, Andrea Vaccaro, Antonio De Bellis, Giovanni Battista Spinelli, Paolo
Finoglio, Pacecco De Rosa, Carlo Coppola, Domenico Gargiulo, Nunzio Rossi, Luca
Giordano, Mattia Preti, insieme a quelli degli specialisti nei generi della
battaglia come Aniello Falcone e Andrea De Lione, e della natura morta quali
Luca Forte, Giuseppe e Giovanni Battista Recco, Giuseppe e Giovanni Battista
Ruoppolo, Paolo Porpora. Caratteristica peculiare della collezione è l'alta
qualità delle opere, rappresentative del filone del naturalismo napoletano del
Seicento di origine caravaggesca. Solo alcuni di questi dipinti sono stati
presentati in passato in mostre importanti a cui De Vito stesso aveva
collaborato, quali quella del 1982 Paintings in Naples 1606-1705 from
Caravaggio to Luca Giordano, nelle sedi di Londra, Washington, Parigi,
Torino e quella del 1984-85 Civiltà del Seicento a Napoli, nel Museo di
Capodimonte, mentre la collezione nei suoi nuclei principali non è mai stata
esposta al pubblico. Due opere, Il San Giovannino di Battistello e il Vecchio
in meditazione con un cartiglio del Maestro dell’Annuncio ai pastori, sono
inoltre presentate dopo il restauro che ne ha restituito l’originaria cromia e
una nuova leggibilità.
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Promossa e realizzata da Comune di Prato
Museo di Palazzo Pretorio
Fondazione De Vito
Con la collaborazione di Opificio delle Pietre Dure
Soprintendenza
Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le
province di Pistoia e Prato
A cura di Nadia
Bastogi e Rita Iacopino
Sede Museo di Palazzo Pretorio Piazza del
Comune Prato
Data 14 dicembre 2019 – PROROGATA al 6
gennaio 2021
Orario 10.30
-18.30 tutti i giorni eccetto il martedì non festivo.
Biglietto museo e
mostra Gratuito Fino al 3 giugno
Info e prenotazioni Tel. +39 0574
1837860
museo.palazzopretorio@comune.prato.it prenotazioni.museiprato@coopculture.it
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