"PAVIA, LA BATTAGLIA, IL FUTURO. Niente fu come prima"
Carlo
d’Asburgo già re di Spagna, imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di
Carlo V avrebbe sicuramente apprezzato un dono capace di fissare nella
memoria dei posteri il recente trionfo del suo esercito in quell’avamposto
strategico del Ducato di Milano ch’era Pavia, con il cambiamento
radicale delle strategie di combattimento e lo smacco inferto al Re di Francia:
un racconto delle gesta dei suoi soldati tanto minuzioso quanto immediato e
comprensibile a tutti, una “cronaca” grandiosa e preziosa della schiacciante
vittoria imperiale.
E’ stato probabilmente questo pensiero a indurre i
rappresentati degli Stati Generali a commissionare una serie di
giganteschi arazzi raffiguranti tutte le fasi della battaglia, consumata
il 24 febbraio 1525 nel parco visconteo di Pavia, per farne dono a Carlo V in
occasione dell’Assemblea degli Stati Generali del 1531.
Tre anni di
lavoro - dal 1528 al 1530 - per realizzare un dono impressionante: 7 pannelli
intessuti in lana, seta e fili d’oro dalle manifatture della città belga, su
cartoni disegnati da Bernard van Orley, che non lasciavano dubbi sugli
avvenimenti cruciali di quell’epocale scontro.
A 490 anni Pavia ricorda la
cruciale battaglia partendo proprio da questo straordinario documento d’arte e
storia, in un’interessante e innovativa mostra che dal 14 giugno al 15
novembre 2015 al Castello Visconteo, nell’ala sud del secondo piano
restaurata e aperta al pubblico per la prima volta, espone l’ultimo
arazzo del ciclo prestato eccezionalmente dal Museo di Capodimonte –
un’enorme opera cinquecentesca di quasi 8 metri di lunghezza e 5 di
altezza – e ripropone “virtualmente” gli altri sei arazzi,
consentendo al visitatore, grazie a installazioni multimediali e tecnologie
innovative, di osservare e indagare passo-passo ogni singola scena e dunque
di rileggere le vicende, scoprire i protagonisti e le loro storie, comprendere
mode, abitudini del tempo e tecniche di combattimento, crudeltà e tragedie,
eroismi e paure.
Una mostra che è promossa dal Comune di Pavia con il
contributo dell’Associazione Pavia Città internazionale dei Saperi e della
Fondazione Banca del Monte di Lombardia, organizzata dai Musei Civici di Pavia
con Villaggio Globale International, in collaborazione con il Mibact-Museo di
Capodimonte e con l’Università degli Studi di Pavia, la Bulgarian Academy of
Sciences, Aspen Institute Italia, Associazione Parco Vecchio; curata da Susanna
Zatti Direttore dei Musei Civici di Pavia, Luigi Casali esperto di storia
militare e Virginio Cantoni dell’Università di Pavia-Computer Vison and
Multimedia Laboratory, la mostra è nell’ambito di Experienza pavese che si vale
del patrocinio Expo 2015.
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Ci sono battaglie che - ahinoi –
divengono memorabili:
segnano il corso della storia, definiscono
equilibri e poteri, miserie e arricchimenti, ma anche rivoluzioni tecnologiche e
sociali; battaglie che cambiano i destini di uomini e Paesi, divenendo
emblema del passaggio da un’epoca a un’altra, oggetto di narrazioni epiche e di
grandiose rappresentazioni iconografiche. La Battaglia di Pavia è una di
queste.
Lo scontro feroce che si consumò attorno alla città lombarda,
durante la guerra d’Italia del 1521-1526, tra l’esercito ispano-imperiale
guidato dal vicerè di Napoli Charles de Lannoy
e i soldati capeggiati dal Re
di Francia Francesco I, decretò la fine di un’epoca politica, militare,
culturale e sociale, con la sconfitta drammatica della cavalleria francese e la
cattura del Re.
Gli aristocratici e intaccabili guerrieri coperti
di ferro e lungamente addestrati, ostinatamente aggrappati agli ideali di un
mondo al tramonto,
furono massacrati senza pietà da cenciosi e poveri
soldati, arruolati per pochi scudi ma dotati di rivoluzionariearmi da
fuoco.
“Benedetti quei fortunati secoli cui mancò la spaventosa furia di
questi indemoniati strumenti…” dirà Don Chisciotte nel discorso sulle armi e le
lettere improvvisato in un’osteria.
Il prode eroe a cavallo, pronto con la
sua spada allo scontro corpo a corpo, cadeva sotto il fuoco di lontani archibugi
impugnati da semplici comprimari. L’epoca della cavalleria si era
conclusa.
Sul piano politico poi, la battaglia segnò il corso della
storia europea, consegnando di fatto la Lombardia, e quindi l’Italia, alla
Spagna, perché “le chiavi di Napoli erano a Milano” come ben sapeva ogni
diplomatico avveduto.
Negli anni immediatamente successivi, dopo che
Francesco I fece ritorno in Francia dalla prigionia spagnola, ci furono
altre battaglie, altri assedi, altri saccheggi; l’Italia attraversò uno dei
periodi più cupi della sua millenaria storia, ma il quadro strategico
generale delineato dalla battaglia del 1525 non subì mutamenti. Nel 1535, dopo
la morte di Francesco II Sforza, la Lombardia divenne una provincia
spagnola.
Il grandioso ciclo d’arazzi fiamminghi, realizzato a
pochissimi anni di distanza dall’avvenimento, ci consegna dunque la più celebre
tra le raffigurazioni della Battaglia di Pavia,
giunta nelle collezioni
statali italiane nel 1862 dalla raccolta della famigliad’Avalos, dopo diversi
passaggi: la stessa nobile casata di quel Francesco Ferdinando d’Avalos,
marchese di Pescara,
che fu il vero artefice della vittoria imperiale sia
nella definizione del piano d’attacco che nella direzione della
battaglia.
La qualità è straordinaria. I laboratori di Bruxelles erano
rinomati nella produzione degli arazzi sia per la resa figurativa affidata a
pittori di fama, sia per l’uso di materiali di pregio.
Il restauro della
serie effettuato alla fine degli anni Novanta, ha permesso di individuare il
monogramma dell’arazziere Willem Dermoyen, lo stesso cui si deve
l’altro famoso ciclo di arazzi appartenuto all’imperatore, Le Cacce di
Massimiliano.
La presenza del monogramma conferma poi che la
tessitura dovette iniziare non prima del 1528, anno dell’editto che impose di
siglare le produzioni di Buxelles. Sono invece attribuiti al fiammingo
Bernard Van Orley i disegni preparatori degli arazzi, che sono stati
lavorati “a basso liccio” ovvero con le scene
riportate sui singoli cartoni
- tutti dispersi - in controparte rispetto ai disegni o modelletti, ora
conservati presso il Gabinetto del Louvre.
Van Orley per illustrare i singoli
episodi - peraltro corrispondenti senza sostanziali inesattezze alla realtà
dell’accadimento militare e alla collocazione topografica – si rifà alle
informazioni che circolavano presso la corte, dov’erano gli esperti militari, e
realizza una narrazione dai toni celebrativi del potere imperiale.
I suoi
modelli di riferimento sono le incisioni di battaglia ma anche le celebri
raffigurazioni di soggetti affini dei grandi maestri del Rinascimento italiano
come Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Giulio Romano: da loro deriva la
vigorosa resa plastica delle figure, la felice distribuzione spaziale degli
aggruppamenti, la scansione delle scene su più piani prospettici, la
monumentalità compositiva; mentre il gusto per la raffigurazione di aspetti di
realtà quotidiana con l’inserimento di scene di genere con nessuna attinenza al
tema militare o la minuta descrizione di elementi architettonici o paesistici,
le nature morte con fiori e frutti, derivano evidentemente dalla tradizione
fiamminga.
Il grande arazzo presente in mostra (435 x 789 cm), esposto
nella Torre Sud-ovest del Castello Visconteo, è l’ultimo della serie ed è
collocato a conclusione del percorso espositivo.
Prima di giungervi,
nell’infilata di sale dell’ala sud, ove lo sguardo può spingersi fino al reale
campo di combattimento, un innovativo e originale allestimento
informatico e interattivo - realizzato da DNA Cultura - restituisce
virtualmente gli altri arazzi, a ricomporre la narrazione, dando modo ai
visitatori di interagire con le scene illustrate grazie ad appositi
touchscreen e di “entrare”, attraverso grandi retroproiezioni
dinamiche in 3D, negli arazzi e nella battaglia: tra i lanzichenecchi della
Banda Nera al soldo del re di Francia e quelli imperiali, tra i fanti svizzeri e
i cavalieri crociati; tra archibugieri imperiali
e artiglieri francesi, tra
famosi e nobili cavalieri e impavidi contadini, con la possibilità di scegliere
diversi approfondimenti tematici.
Quindi si giunge alla
Torre.
L’arazzo eccezionalmente esposto raffigura la “Sortita degli
assediati e la rotta degli Svizzeri che annegano in gran numero in
Ticino”.
La scena è dominata da una magnifica Pavia: la città che
sotto il comando di Antonio de Leyva aveva resistito per quasi quattro mesi
all’assedio di Francesco I,
consentendo il trionfo in quel nebbioso 24
febbraio 1525; la città che darà il nome alla Battaglia e che sarà ricordata per
questo dai posteri, a gloria imperitura di Carlo V.
Lo scontro appare
prossimo alla conclusione: l’esercito francese è disfatto, i soldati vengono
spinti verso il Ticino dalla cavalleria imperiale, i civili escono dai rifugi e
sono anch’essi in fuga.
Al centro, un cavaliere imperiale colpisce un fante
svizzero con la lancia: l’epilogo di una battaglia che ha cambiato la geografia
politica d’Europa e nulla fu come prima.
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La mostra pavese propone
anche un’innovativa sezione didattica sviluppata dall’Università degli Studi
di Pavia – Computer Vision and Multimedia Laboratory, con la collaborazione
dell’Accademia delle Scienze di Bulgaria nell’ambito del progetto europeo
Advanced Computing for Innovation.
Gli studenti della Facoltà di Ingegneria,
sotto la guida del Professor Virginio Cantoni, nell’ambito del corso di Computer
Vision, hanno progettato attività didattiche ed esperienziali che
coinvolgeranno il pubblico con ricostruzioni 3D, simulazioni virtuali,
modalità d’interazione oculare e gestuale nella navigazione degli
arazzi.
Verrà inoltre presentata la trasposizione in immagini tattili del
contenuto degli arazzi, per consentirne fruizione ed esplorazione da parte di
persone ipo e non vedenti.
Informazioni e prenotazioniwww.labattagliadipavia.it
www.vivipavia.it
tel. +39 0382 399770
prenotazionimc@comune.pv.it
SedePavia, Castello Visconteo
Viale XI Febbraio, 35
OrariDal martedì alla domenica: 10-13.30; 17-20
La biglietteria chiude un’ora prima della mostra
Lunedì chiuso.
Ufficio stampa Villaggio Globale International
Antonella Lacchin
lacchin@villaggio-globale.it
Tel.041 5904893- 335 7185874
www.villaggioglobaleinternational.it
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