ELLIOT ERWITT KOLOR
GENOVA - PALAZZO DUCALE 10 febbraio – 16
luglio 2017

E’
nato così un percorso sorprendente per l’eleganza compositiva, l’uso del
colore, l’ironia, talvolta la comicità e
gli altri poliedrici aspetti che rendono Erwitt un autore amatissimo e
inimitabile.
La
mostra comprende circa 135 scatti, che Elliott Erwitt ha selezionato personalmente,
traendoli dai suoi due grandi progetti a colori, Kolor e The Art of Andrè S.
Solidor.
Kolor
è il titolo del grande volume retrospettivo per realizzare il quale Erwitt ha
rivisitato tutto il suo archivio, con un impegno imponente che attraversa tutta
la sua produzione a colori. The Art of André S. Solidor è invece l’esilarante e
sottile parodia del mondo dell’arte contemporanea con i suoi controsensi e con
le sue assurdità.
Mentre
il primo progetto vive di scoperte dei vecchi negativi Kodak, in cui si ritrova
il tipico linguaggio di Erwitt, dai ritratti di personaggi famosi alle immagini
più ironiche e talvolta irriverenti, nella sezione di André S. Solidor, invece,
egli crea un vero e proprio alter ego del maestro, con tanto di autoritratti,
che si esprime in una produzione e che non lascia più niente al caso o
all’intuizione, come emerge anche in un breve ed esilarante filmato.
André
S. Solidor ama il digitale e il photoshop, la nudità gratuita e l’eccentricità
fine a se stessa, ma somiglia ad Elliott Erwitt più di quanto appaia: ironia,
metafora e puro divertimento surreale sottendono una seria riflessione sui
meccanismi e le assurdità dell’arte contemporanea e del suo mercato.
Membro dal 1953 della
storica agenzia Magnum, fondata tra gli altri da Henri Cartier-Bresson e Robert
Capa, Erwitt ha raccontato con piglio giornalistico
gli ultimi sessant’anni di storia e di civiltà contemporanea, cogliendo
gli aspetti più drammatici ma anche quelli più divertenti della vita che è
passata di fronte al suo obiettivo.
"Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti
avvolge da settimane, improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso
può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia
che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo
squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori
dal nulla". Non a caso è considerato il fotografo della commedia umana.
Marilyn Monroe, Fidel
Castro, Che Guevara, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger, sono solo alcune
delle numerose celebrità colte dal suo obiettivo ed esposte in mostra. Su tutte
Erwitt posa uno sguardo tagliente e al tempo stesso pieno di empatia, dal quale
emerge non soltanto l'ironia del vivere quotidiano, ma anche la sua
complessità.
Con lo stesso
atteggiamento d’altra parte Erwitt riserva la sua attenzione a qualsiasi altro
soggetto, portando all'estremo la qualità democratica che è tipica del suo
mezzo. Il suo immaginario è infatti popolato in prevalenza da persone comuni,
uomini e donne, colte nel mezzo della normalità delle loro vite.
Nato a Parigi nel
1928 da una famiglia russa di origini ebraiche, Elliott Erwitt trascorse
l'infanzia in Italia e si trasferì definitivamente negli Stati Uniti nel 1939,
prima a New York e poi a Los Angeles. Ebbe a dire, a proposito delle leggi razziali:
“Grazie a Benito Mussolini sono Americano”.
Il
percorso espositivo si conclude con una sezione multimediale che comprende la proiezione di due filmati
che documentano la sua lunga carriera di autore e regista televisivo e una
video collezione di alcune delle sue più significative fotografie in bianco e
nero.
La
mostra è curata da Biba Giacchetti, con il progetto grafico e di allestimento
di Fabrizio Confalonieri. Promossa dal Comune di Genova e dalla Fondazione di
Palazzo Ducale, la rassegna è prodotta da Civita Mostre con la collaborazione
di SudEst57.
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