Rubaldo Merello tra divisionismo e simbolismo
Segantini, Previati,
Nomellini, Pellizza
GENOVA - Palazzo
Ducale, Sottoporticato
6
ottobre 2017 - 4 febbraio 2018
a cura di Matteo Fochessati e Gianni
Franzone

A contestualizzare la sua produzione artistica contribuiscono una decina di opere di Nomellini, cinque di Previati (tra cui Tramonto in Liguria, 1912, uno dei suoi capolavori liguri) e altrettante di Pellizza, oltre a dipinti di Giovanni Segantini, Vittore Grubicy, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Galileo Chini (tra cui i suggestivi L’ora nostalgica sul Mé-Nam, 1912-1913 e Dove riposa Segantini, 1916), Guglielmo Lori, Benvenuto Benvenuti, Adriano Baracchini Caputi, Filiberto Minozzi, Guido Cinotti. Gli artisti liguri sono rappresentati da Giuseppe Sacheri, Eugenio Olivari, Antonio Discovolo, Domenico Guerello, Giuseppe Cominetti, Cornelio Geranzani, Alberto Helios Gagliardo e Sexto Canegallo.
La mostra è suddivisa in dodici sezioni: Grubicy e il mito di Segantini; Previati e il paesaggio ligure; Nomellini a Genova; Il mare di Nomellini; Pellizza
da Volpedo. Verso il paesaggio interiore; Merello. L’ossessione del paesaggio; San Fruttuoso; Le forme
dell’acqua; Merello scultore; Merello e il simbolismo; Oltre Merello.
Una sezione infine è dedicata alla rappresentazione fotografica della riviera del levante ligure, dalle vedute dei luoghi ritratti da Merello - il monte di Portofino, la baia di San Fruttuoso, Camogli, Ruta e Santa Margherita - alla costa riscoperta a cavallo tra Otto e Novecento dai pittori divisionisti italiani. Questo incantato scenario naturalistico compare negli scatti del fotografo tedesco Alfred Noack, uno dei principali protagonisti della fotografia in Liguria nella seconda metà dell’Ottocento, che documentò le riviere con la stessa rigorosa nitidezza con cui ritrasse Genova e i suoi monumenti.
Una sezione infine è dedicata alla rappresentazione fotografica della riviera del levante ligure, dalle vedute dei luoghi ritratti da Merello - il monte di Portofino, la baia di San Fruttuoso, Camogli, Ruta e Santa Margherita - alla costa riscoperta a cavallo tra Otto e Novecento dai pittori divisionisti italiani. Questo incantato scenario naturalistico compare negli scatti del fotografo tedesco Alfred Noack, uno dei principali protagonisti della fotografia in Liguria nella seconda metà dell’Ottocento, che documentò le riviere con la stessa rigorosa nitidezza con cui ritrasse Genova e i suoi monumenti.
Al fine di ricostruire la complessa e articolata
esperienza artistica di Merello e il contesto entro il quale si formò, la sua
ricerca pittorica è messa a confronto con quelle dei principali divisionisti
italiani che l’artista genovese ebbe modo di conoscere alle Promotrici e in
altre occasioni espositive o ebbe l’opportunità di incontrare, come nel caso di
Nomellini.
Di quest’ultimo sono presentati alcuni dei capolavori del suo soggiorno genovese, da Mare di Genova (1891) a La diana del lavoro (1893), da La pesca (1893) a Le lucciole (1898-1899).
Di quest’ultimo sono presentati alcuni dei capolavori del suo soggiorno genovese, da Mare di Genova (1891) a La diana del lavoro (1893), da La pesca (1893) a Le lucciole (1898-1899).
Merello, attraverso i buoni auspici del critico Paolo de
Gaufridy, entrò in contatto con i fratelli Vittore e Alberto Grubicy, il quale
lo invitò a partecipare nel 1907 a Parigi al Salon des Peintres Divisionnistes Italiens, dove espose, insieme a
un nutrito gruppo di giovani pittori, nella sala che precedeva quelle dei
maestri.
Attraverso la lezione di questi artisti, Merello aderì, nei
primi anni del Novecento, all’esperienza pittorica del divisionismo che
sviluppò nelle sue opere - ossessivamente ispirate dal paesaggio del monte di
Portofino e della baia di San Fruttuoso - attraverso un’autonoma e personale
rielaborazione linguistica.
Completamente distaccato dal mondo esterno - nel suo iniziale romitaggio sulla Ruta di Camogli e poi a San Fruttuoso e a Portofino - il pittore ricavò infatti, dalla ristretta visuale del microcosmo nel quale si trovò a operare, la necessaria concentrazione per una totale identificazione esistenziale con il suo percorso artistico. Il paesaggio che insistentemente si ricompone nelle sue tele - con prospettive e tagli uguali o solo leggermente variati - incarnò, nel suo progressivo processo di ricerca, la tensione verso la rappresentazione di un paesaggio interiore.
Autore dei due celebri paesaggi in mostra Tramonto o Il roveto (1900-1902; Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza) e Nubi di sera sul Curone (1905-1906; Fondazione Cassa di Risparmio, Alessandria), Pellizza sperimentò un analogo approccio estetico come testimoniato nel 1903 dalle sue parole: “Se vogliamo lasciare qualche orma dobbiamo scegliere soggetti eterni. Io mi sono messo risolutamente su questa via … la bella natura che assorbe l’uomo e lo annienta per campeggiare essa stessa sfolgorando”.
L’esperienza vissuta a San Fruttuoso e Portofino
determinò in Merello una progressiva trasformazione della materia pittorica e
della tavolozza cromatica che si caratterizzò sempre più per l’accentuata
predominanza di alcuni colori (rosso, violetto e blu). Nel graduale
allontanamento dalla lezione divisionista, la sua ricerca pittorica confluì
nelle suggestioni di un linguaggio simbolista che trova riscontri puntuali
nelle contemporanee esperienze postimpressioniste e nelle emergenti
inquietudini estetiche della cultura fauve, basti pensare a Pineta o Boscaglia (1918-1920; Museo dell’Accademia Ligustica, Genova) e al
quasi allucinato Paesaggio o Bosco di castagni (1918-1921; collezione
privata).
In mostra è pure documentata l’attività plastica di
Merello che, pur essendo meno nota, ebbe una fondamentale importanza all’interno
del suo percorso artistico. Le sue ricerche nell’ambito della scultura
iniziarono infatti all’inizio dell’ultimo decennio dell’Ottocento, appena
terminata l’Accademia Ligustica, per poi riprendere intorno al 1914. Proprio in
quegli anni Merello disegnò numerosi monumenti funebri e realizzò la statua del
Dolore, originariamente collocata nel
cimitero di Camogli.
Di questa sua ricerca plastica, connotata da una
dimensione di arte totale, condivisa pure da altri scultori liguri del periodo,
come Edoardo De Albertis e Eugenio Baroni, sono esposti in mostra alcuni rari
esempi, tra i quali appunto la citata statua Il dolore di oltre 2
metri di altezza e gli studi preparatori.
Il passaggio da un linguaggio divisionista a motivi
simbolisti connotò anche il percorso creativo di altri artisti attivi in
Liguria nel primo ventennio del Novecento. Tra questi un gruppo di pittori che
riscoprirono la riviera ligure nelle sue estreme propaggini a levante e di cui
faceva parte Antonio Discovolo, che nel
giugno del 1902, in compagnia dell’amico Guglielmo Lori, scoprì il fascino
della natura selvaggia nei dintorni di Tellaro, dove i due giovani pittori
soggiornarono dipingendo la costa e sperimentando la tecnica divisionista.
L’anno successivo, sempre insieme a Lori, Discovolo raggiunse Portovenere e
Manarola, dove rimase folgorato dal paesaggio incontaminato delle Cinque Terre.
Altrettanto significative, nell’ambito di un clima di
tangenza espressiva con la ricerca di Merello, appaiono le opere di Domenico
Guerello, spesso improntate, come testimoniato dai dipinti in mostra, da una
simile impostazione formale e da una ricerca di soggetti analoghi a quelli da
lui raffigurati a San Fruttuoso.
La mostra, curata da Matteo Fochessati e da Gianni
Franzone, conservatori della Wolfsoniana, è organizzata da Palazzo Ducale
Fondazione per la Cultura e promossa dal Comune di Genova e dalla Regione
Liguria. L’esposizione si avvale della collaborazione di un comitato
scientifico, composto da Francesca Cagianelli, Maria Flora Giubilei, Dario
Matteoni, Eleonora B. Nomellini, Elisabetta Papone, Caterina Olcese Spingardi,
Sergio Rebora, Aurora Scotti, Giulio Sommariva, Alessandra Tiddia.
Oltre a contare sul prestito di alcune fondamentali opere
provenienti da musei e raccolte pubbliche (tra cui la Galleria d’Arte Moderna,
le Raccolte Frugone, il Museo dell’Accademia Ligustica e la Wolfsoniana di
Genova; la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; la
Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni di Novara; la Galleria d’Arte
Moderna Ricci Oddi di Piacenza; “Il Divisionismo”, Pinacoteca della Fondazione
C.R. di Tortona; il Museo del Paesaggio di Verbania; la Fondazione Livorno), il
percorso espositivo è supportato da importanti e, in alcuni casi, inediti
prestiti privati.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da
Sagep che, oltre a documentare le opere esposte, propone una serie di
approfondimenti sul percorso artistico di Merello e sulla cultura divisionista
e simbolista in Italia tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
Intorno a Merello
Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura propone una serie di incontri di
approfondimento dedicati a temi e artisti della mostra.
Tutti gli incontri, a
ingresso libero, si svolgeranno presso la Sala del Munizioniere alle ore 17.45
14 novembre
Elisabetta Papone
Il fascino della luce. La Riviera ligure nella fotografia di fine Ottocento
Il fascino della luce. La Riviera ligure nella fotografia di fine Ottocento
Giulio Sommariva
Marine e paesaggi della Riviera ligure nelle collezioni dell’Accademia Ligustica
Marine e paesaggi della Riviera ligure nelle collezioni dell’Accademia Ligustica
5 dicembre
Francesca Cagianelli
Alberto Grubicy e il sogno di un divisionismo internazionale
Alberto Grubicy e il sogno di un divisionismo internazionale
12 gennaio
Sergio Rebora e Aurora Scotti Tosini
Milano capitale del divisionismo 1891-1906
Milano capitale del divisionismo 1891-1906
19 gennaio
Caterina Olcese Spingardi
Dal “motivo” alla “visione”. Gaetano Previati, la Liguria e Merello
Dal “motivo” alla “visione”. Gaetano Previati, la Liguria e Merello
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