IO SONO IL SARTO | MORONI A BERGAMO il capolavoro della National Gallery i dipinti del grande ritrattista
Bergamo:
Accademia Carrara, Museo Adriano Bernareggi, Museo di Palazzo Moroni
A
Bergamo, in occasione dello straordinario ritorno de Il Sarto,
si presenta un coinvolgente percorso espositivo dedicato a Giovan Battista
Moroni, pittore e sorprendente ritrattista nato ad Albino (Bergamo) tra il 1520
e il 1524. Un viaggio che inizia con il capolavoro della National Gallery di
Londra, esposto in Accademia Carrara nella sala dedicata a Moroni, prosegue
con i dipinti sacri del Museo Adriano Bernareggi,
recentemente restaurati con il contributo di Fondazione Credito Bergamasco,
fino ai celebri ritratti di Museo di Palazzo Moroni.

La
città di Bergamo accoglie dopo 150 anni Il Sarto di Giovan Battista Moroni,
capolavoro del grande ritrattista conservato alla National Gallery di Londra, che
eccezionalmente lo concede in prestito grazie ai solidi rapporti di
collaborazione con l’Accademia Carrara.
Il pubblico per tre mesi potrà ammirare il dipinto nella sala dedicata a Moroni,
nel cuore del percorso espositivo della Carrara. L’esposizione prosegue al
Museo Adriano Bernareggi con importanti
opere moroniane di soggetto religioso recentemente restaurate e con l’apertura di Palazzo Moroni con tre
ritratti.
Moroni,
ritrattista
al Concilio di Trento, è stato anche
protagonista di un rinnovamento dell’arte sacra che nella nostra terra ha
lasciato tracce assai profonde. Alla
mostra che si presenta alla città saranno visibili le più significative opere
di arte religiosa provenienti da alcune chiese della diocesi.

Un progetto, quello che
prende avvio da Accademia Carrara, che vuole mettere in dialogo non solo i
capolavori di Moroni, approfondendo le qualità e lo studio dei modi pittorici,
ma anche indagare alcuni aspetti della storia del costume del XVI secolo. Di
particolare interesse il progetto di ricostruzione degli abiti grazie a uno
studio dedicato a tre capolavori: Il Sarto, Ritratto di Bernardo Spini e
Ritratto di Pace Rivola Spini.
l'Accademia
Carrara fu istituita a Bergamo, nel 1796, per volontà di Giacomo Carrara, che
donava alla città la sua straordinaria raccolta di dipinti, creando un
complesso unico di Scuola di Pittura e Pinacoteca, in cui confluì la sua
straordinaria raccolta di dipinti. Nel corso di oltre duecento anni il museo si
è arricchito grazie a lasciti di grandi conoscitori come Guglielmo Lochis,
Giovanni Morelli e Federico Zeri. Memoria e simbolo del collezionismo italiano,
Accademia Carrara custodisce capolavori assoluti della storia dell’arte,
testimonianze di cinque secoli con Donatello, Pisanello, Foppa, Mantegna,
Giovanni Bellini, Botticelli, Bergognone, Raffaello, Tiziano, Baschenis, Fra
Galgario, Tiepolo, Canaletto e Piccio. Accademia Carrara vanta tra i più
importanti corpus al mondo di opere di Lorenzo Lotto e Giovan Battista
Moroni.

Il Museo è stato inaugurato nell’anno giubilare del 2000. Il nucleo originario della collezione era stato raccolto con grande lungimiranza a partire dagli anni trenta del Novecento da Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo dal 1935 al 1953. Il fronte espositivo rispecchia in modo prevalente la cultura locale dei secoli XVI-XIX, in un periodo compreso cioè tra il Concilio di Trento e il Concilio Vaticano II. In questi quattro secoli nel territorio della Diocesi di Bergamo vengono costruite e rimodellate quasi tutte le chiese, sia nei centri sia in periferia. Questo immenso sforzo creativo ha lasciato un segno indelebile nel patrimonio artistico e architettonico.
Capolavori
pittorici come la Trinità di Lorenzo Lotto e la Madonna con il Bambino e Santi
di Daniele Crespi condividono uno spazio domestico con umili
manufatti che testimoniano la devozione popolare; alla sala del tesoro,
arredata con pezzi unici di oreficeria e di ricamo scalati fra Quattro e
Cinquecento, si accostano le sale che esibiscono le collezioni di ex-voto
dipinti e sbalzati. Il Museo dispone di strumenti e servizi strutturali messi a
disposizione della comunità, di progetti che favoriscono un approccio alla
cultura destinato a durare nel tempo e non solo legato a manifestazioni
temporanee.

Giovan Battista Moroni Nasce ad Albino (Bergamo)
tra il 1520 e 1524. Pochi anni dopo la famiglia si trasferisce nel bresciano,
dove il padre Francesco, architetto, può seguire i lavori di Palazzo Lodron di
Bondeno; è in questo periodo, attorno al 1532, che Moroni inizia la sua
formazione presso Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. L’apprendistato si
conclude intorno al 1543, nonostante i due collaborino fino al 1549.
Nel 1545 si apre il Concilio
di Trento. Alla corte del principe vescovo, nonché cardinale, Cristoforo
Madruzzo troviamo in questi anni anche il giovane Moroni, che inizia a dare
prova di sé firmando le sue prime opere autonome. Conclusasi questa fase del
Concilio, nel 1552, Moroni approda a Bergamo.
Degli anni Cinquanta è un
dipinto come il Cavaliere in rosa di Palazzo Moroni, che ritrae Gian Gerolamo
Grumelli, esponente di una delle principali famiglie cittadine. A partire dal decennio
successivo il pittore si radica nella vita della natia Albino, dove nel
frattempo era tornato anche a vivere. I soggetti dei suoi ritratti sono ora i
membri della piccola nobiltà locale, del ceto delle professioni, del clero, ai
quali si accosta senza timori, in immagini di grande naturalezza. Anche i santi
nelle tante pale d’altare che dipinge in questi anni, hanno i volti della gente
comune. Di questo momento sono due capolavori come Il Sarto e il Gian Girolamo
Albani: ritratti dove lo sfondo è costituito da un sobrio tono grigio e
l’attenzione è concentrata sull’aspetto fisico e psicologico dei personaggi.
L’artista muore, ormai infermo, ad Albino nel 1579.
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