DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO: GENOVA, PALAZZO DUCALE

Dal 25 settembre 2015 al 10 aprile 2016 a Palazzo
Ducale di Genova una eccezionale sequenza di capolavori di Van Gogh, Cézanne,
Gauguin, Monet, Matisse, Picasso
Quasi fosse l’apertura di un nuovo museo di arte
moderna, per l’eccezionale periodo di 200 giorni, il Detroit Institute of Arts
si trasferisce a Genova con una selezione di cinquantadue capolavori,
un’occasione unica per ammirare capolavori dei più grandi pittori del ‘900 nel
loro periodo di massima espressione artistica e per ripercorrere all’inverso il
tragitto che da Detroit porta al vecchio continente. Ritroviamo a Palazzo
Ducale pionieri e simboli delle avanguardie: Monet, Van Gogh, Renoir, Degas,
Picasso, Matisse, Kandinsky, artisti capaci di anticipare il gusto del moderno
attraverso le loro tele, espressione di tutte quelle novità e stimoli che hanno
caratterizzato l’Europa di inizio ‘900.
Curata da Salvador Salort-Pons e Stefano Zuffi,
la mostra è organizzata dal Detroit Institute of Arts, prodotta da MondoMostre
Skira insieme a Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura ed è promossa dal
Comune di Genova e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del
Turismo. La realizzazione del catalogo è curata da Skira editore. La conferenza
stampa di presentazione della mostra verrà ospitata, il giorno 21 settembre
2015, nella sede dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia, alla
presenza dell’Ambasciatore John R.
Phillips e del Sindaco di Genova Marco Doria.
Nel 1880,
uno dei fondatori del Metropolitan Museum spronava i suoi connazionali
americani a “convertire la carne di
maiale in porcellane, il grano e i derivati in ceramiche preziose, le pietre
grezze in sculture in marmo, le partecipazioni alle linee ferroviarie e i
proventi dell’industria estrattiva nelle gloriose tele dei maestri più
importanti del mondo”. Nasce la straordinaria avventura culturale e
imprenditoriale del collezionismo statunitense: un inimitabile scambio tra
pubblico e privato, uno scenario del tutto nuovo per il mercato dell’arte
internazionale, che porta alla creazione e al rapido sviluppo di grandi musei,
considerati strategici per la crescita culturale dell’intera nazione.
Con
tipico spirito americano, nel giro di pochi decenni, a cavallo del Novecento,
si assiste a una vera e propria competizione per la formazione delle raccolte
più complete, per l’acquisizione di opere-chiave, per la scoperta e la
valorizzazione di artisti antichi e moderni. La scintillante Parigi della Belle
Époque è il punto di riferimento principale, ma i collezionisti, i galleristi,
gli antiquari, le case d’aste, i direttori dei musei americani sono impegnati
in una continua corsa sostenuta non solo da ingenti risorse
economiche, ma anche da un gusto aperto, libero da pregiudizi. E’ noto, ad
esempio, che pittori come gli impressionisti o lo stesso Matisse sono stati
apprezzati e acquistati prima da collezionisti americani (e russi), e solo in
seguito apprezzati anche in Europa!
Detroit è
una delle capitali economiche degli Stati Uniti, storico centro dell’industria
automobilistica, tanto da essere soprannominata “Motor City”: il Detroit
Institute of Arts, fondato nel 1885 e più volte ampliato e rinnovato nel corso
dei suoi 130 anni di storia, è da sempre l’epicentro della gloria cittadina, in
particolare quando, negli anni del boom economico, le fabbriche cittadine
rappresentavano la locomotiva dell’industria americana. Già nei primi decenni
del ‘900 il Detroit Institute of Arts era considerato l’avamposto e la
principale via di accesso delle avanguardie europee negli Stati Uniti.
Oltre a poter contare sulle solide basi
del mecenatismo degli industriali, il museo ha potuto contare su una risorsa
che lo contraddistingue rispetto ai musei
sorti in altre città degli Stati Uniti. Per oltre vent’anni (1924-1945), il
Detroit Institute of Arts è stato diretto dallo storico dell’arte tedesco
William Valentiner. Grazie a lui, il museo si è aperto a nuovi orizzonti: il
gusto e l’esperienza di Valentiner porta a Detroit i primi Van Gogh e Matisse
esposti nei musei americani, e la competenza specifica sull’espressionismo
tedesco, perfino l’amicizia personale con alcuni artisti, consente scelte di
altissimo livello anche in questo campo. Sotto la direzione di Valentiner, il
museo ha radicalmente rinnovato la propria sede, e, nel 1937, è stato anche
decorato in modo superbo da un ciclo di dipinti murali di Diego Rivera.
Un’altra figura di straordinaria importanza è quella di Robert H. Tannahill,
che ha lasciato numerose opere d’arte (metà dei dipinti esposti in mostra
appartengono alla sua donazione) e un ingente fondo per il costante
accrescimento delle collezioni. Grazie alla convergenza tra il mecenatismo dei
privati, fra cui va ricordata anche la famiglia Ford, e la lungimirante
direzione, il Detroit Insitute of Arts è
dunque saldamente collocato tra i massimi musei degli Stati Uniti.
Le
opere che saranno a lungo esposte nello splendido Appartamento del Doge
ripercorrono il tragitto all’inverso che da Detroit porta al Vecchio
Continente. La ricchezza della collezione di arte europea tra XIX e XX secolo è
data dalla sua completezza e dalla molteplicità dei linguaggi: un dialogo che
coinvolge Van Gogh, Matisse, Monet, Modigliani, Degas, Courbet, Otto Dix,
Degas, Picasso, Gauguin, Kandinsky, Cézanne, Renoir. Per la presenza di tutti i
protagonisti, e per l’importanza delle opere, è possibile tracciare l’intera
vicenda dell’arte europea dall’impressionismo alle avanguardie.
Il percorso della mostra è
costantemente accompagnato da supporti didattici che inseriscono dipinti,
artisti e movimenti nella dinamica storica di cinquanta anni densi di
capolavori, organizzati secondo un criterio cronologico.
Si
comincia con la grande sala in cui si racconta la nascita del movimento,
dell’idea che ha cambiato per sempre la storia della pittura: l’impressionismo.
La
volontà di aprirsi alla luce libera della natura è una conquista che passa
attraverso il realismo intenso di Gustave
Courbet (Bagnante addormentata presso
un ruscello) e le opere piacevolmente narrative di pittori “alla moda” come
Gervex e Carolus-Durand, per approdare alla gloria del colore di un capolavoro
di Claude Monet, i radiosi Gladioli databili intorno al 1876.
Altrettanto significativo è il luminoso Sentiero
di Camille Pissarro, che costituisce
un autonomo, libero sviluppo dell’impressionismo, riflesso in un ampio
paesaggio di campagna. Significativa è la presenza di tre opere affascinanti di
Pierre August Renoir, a cominciare
dalla Donna in poltrona che coincide
con la prima mostra dell’Impressionismo (1874), per giungere a due opere della tarda
maturità, ormai dopo la svolta dell’anno 1900.
Uno
spazio autonomo, quasi una vera “mostra nella mostra”, è dedicato alla figura
di Edgar Degas, di cui sono presenti
cinque tele, in cui sono sviluppati tutti i temi fondamentali del grande
pittore parigino: il ritratto, i cavalli, le inconfondibili ballerine. In ciascuna di queste tele si riconosce la
grande perspicacia del disegno, con cui Degas fissa espressioni, gesti,
sentimenti, con un percorso che è parallelo a quello degli impressionisti, ma anche
di una grande, nobile autonomia.
Segue,
subito dopo, un altro spazio monografico, quello che raccoglie quattro
straordinari dipinti di Paul Cézanne.
Anche in questo caso, le collezioni del museo di Detroit comprendono tutti i
campi di ricerca del pittore: la figura umana, il paesaggio provenzale nei
dintorni di Aix (con una delle ultime versioni della prediletta Montagna Sainte Victoire), la natura
morta, le Bagnanti nel bosco.
All’opposto di Van Gogh, Cézanne non si lascia travolgere dai sentimenti, ma
ritorna più volte sugli stessi soggetti, indagandone con pazienza la forma, e
combinando il colore luminoso degli impressionisti con una rigorosa logica
geometrica ben radicata nella tradizione.
La
sala più grande della mostra affronta uno dei temi più delicati e significativo
dell’arte di fine Ottocento: il superamento dell’impressionismo, e l’aprirsi di
nuovi orizzonti. La figura-chiave è quella di Vincent Van Gogh, che trasferendosi in Francia “scopre” la luce, e
rispecchia una vicenda umana esaltante ma terribilmente sofferta in pennellate
cariche di materia e di espressione. La Riva
della Oise ad Auvers, del 1890, è un capolavoro che si impone per la
esplosiva carica del colore, ma anche per le dimensioni significative.
Indimenticabile è poi l’Autoritratto con
il cappello di paglia (1887), un’esplosione di colore e di emozione, ma
anche un primato assoluto: questa è la prima opera di Van Gogh esposta in un
museo degli Stati Uniti. Immediato e molto intenso è il confronto con l’Autoritratto di Paul Gauguin (1893), meditabondo e un po’ sornione.
Alle
dinamiche del postimpressionismo partecipano Pierre Bonnard, con l’incantevole Donna con un cane, e l’originalissimo Odilon Redon, la cui Evocazione
di farfalle è uno dei dipinti più suggestivi e sorprendenti di tutta la
mostra.
All’aprirsi
del Novecento, Parigi si conferma il centro delle arti e della cultura. I
pittori internazionali convergono sulle due leggere alture di Montmartre e di
Montparnasse, alle estremità opposte rispetto al centro della Ville Lumiére.
Prendono corpo gruppi e avanguardie, ma nel suo insieme si parla di una École
de Paris, la “scuola parigina”. Uno dei massimi protagonisti è Henri Matisse, qui presente con tre
opere memorabili, fra cui l’indimenticabile Finestra
(1916), in cui un classico interno borghese viene scomposto in una serie di
forme, tra la penombra e la piena luce. Appassionante è il dialogo con i tre
ritratti (uno femminile e due maschili) di Amedeo
Modigliani, il raffinato livornese,
maestro indiscusso della linea, capace di evocare sentimenti segreti, con una
intensità struggente. Le tele dei francesi Raoul
Dufy e Georges Rouault e del bielorusso Chaim Soutine confermano la spiccata internazionalità del contesto
artistico parigino nei primi due decenni del XX secolo.
Il
gruppo di capolavori delle avanguardie tedesche presenti a Detroit è senza
paragoni nei musei nordamericani. Questa parte della mostra è quasi fisicamente
dominata dall’Autoritratto di un
ancora giovanissimo Otto Dix (1912), impressionante per la fermezza grafica
e l’espressione decisa. Accanto ad artisti di spiccata autonomia, come Emil Nolde (Girasoli) e Oskar Kokoschka (davvero spettacolari
le due vedute di Dresda e di Gerusalemme), troviamo i protagonisti delle
diverse tendenze in cui si articola il movimento espressionista in Germania. Il
“Ponte”, con gli elettrizzanti Paesaggi
di Ernst Kirchner e di Karl Schmidt Rottluff, e le figure
inquiete di Erich Heckel e Max Pechstein;
la “Nuova oggettività” di Max Beckmann;
e infine la svolta geniale verso l’astrattismo, carico di colore e di emozione,
impressa da Vassily Kandinsky, con
il precoce Studio per quadro con forma
bianca, del 1913.
La
sala monografica dedicata a Pablo
Picasso presenta sei tele, in un percorso che attraversa in pratica
l’intera vicenda dell’arte del Novecento, dalla giovanile Testa di Arlecchino (1905) fino alla magmatica Donna seduta, dipinta nel 1960, quando Picasso era ormai alle
soglie degli ottant’anni. Da un capolavoro all’altro, si seguono le svolte, gli
scatti geniali, il continuo dinamismo mentale del grande pittore spagnolo. Si
parte dal periodo blu, ancora legato alle lezioni accademiche, e con il Ritratto di Manuel Pallarés (1909) ci si
ritrova sulle soglie della scomposizione cubista, una indagine sulle forme che
si ispira chiaramente a Cézanne; la natura morta intitolata La bottiglia di Anìs del Mono (1915) è
una evoluzione di questa ricerca, con gli oggetti disposti liberamente nello
spazio, riconducibili alle sagome e alle materie essenziali. Sorprendente è il
passaggio successivo, il “classicismo” dei primi anni Venti, conseguenza di un
viaggio in Italia: il grande ritratto di Donna
seduta in poltrona ne è un esempio di formidabile intensità e importanza.
La ragazza che legge (1938) ci porta
poi nel clima stilistico di Guernica
(dipinta l’anno prima), con l’espressiva deformazione di visi e mani, pur senza
perdere la forza intima del personaggio.
SCHEDA INFORMATIVA
Sede
Palazzo
Ducale – Appartamento del Doge
Piazza
Matteotti, 9
16123
Genova
Date
25
settembre 2015 – 10 aprile 2016
Orari
lunedì 15
– 19
da
martedì a giovedì 9.30 – 19.30
venerdì e
sabato 9.30 – 21.00
domenica
9.30 – 19.30
La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietteria
Intero
con audioguida 13 €
Ridotto
con audioguida 11€
Gruppi
sabato-domenica €13
Gruppi
dal lunedì al venerdì 11€
Scuole 6€
(inclusa prevendita)
Diritti di prenotazione e prevendita
Singoli
2€
Gruppi 2€
a persona
Info e prevendita
tel +39
0109280010
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Prenotazioni scuole
tel +39
0108171604
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