Pinocchio nei costumi di Massimo Cantini Parrini - Prato, Museo del Tessuto
Mostra temporanea
Pinocchio nei costumi
di Massimo Cantini Parrini
dal film di Matteo
Garrone
Prato, Museo del Tessuto -
dal 21 dicembre 2019 al 22 marzo 2020
In
occasione del Natale 2019, il Museo del Tessuto di Prato inaugura una mostra
dedicata al pluripremiato costumista cinematografico Massimo Cantini
Parrini.
La
mostra presenta in anteprima assoluta il suo ultimo straordinario
lavoro: oltre 30 costumi realizzati per il film "Pinocchio" di
Matteo Garrone, uscito nelle sale il 19 dicembre distribuito
da 01 Distribution e interpretato da un cast di assoluta eccezione, con Roberto
Benigni nei panni di Geppetto, Gigi Proietti di Mangiafuoco, Rocco
Papaleo e Massimo Ceccherini in quelli del Gatto e la Volpe.
Dei
costumi in mostra, 25 sono stati realizzati dalla Sartoria Tirelli,
5 dalla Sartoria Costumi d’Arte
Peruzzi, 2 da Cospazio 26, mentre le parrucche da Rocchetti e
Rocchetti.
Massimo
Cantini Parrini
Massimo
Cantini Parrini è nato e si è formato a Firenze: dall’Istituto Statale d'Arte
di Porta Romana, al Polimoda, fino alla Laurea in Cultura e Stilismo della moda
presso l’Università di Firenze.
Nel
corso degli studi accademici vince il concorso al Centro Sperimentale di
Cinematografia a Roma, diventando allievo nel corso di costume del premio Oscar
Piero Tosi. In questo maestro assoluto Massimo Cantini Parrini troverà
la guida della sua carriera, poiché, oltre
all’amore e alla passione condivisa per l’arte del costumista, egli diverrà per
il giovane allievo un esempio di dedizione e di vita. La stima accordatagli da
Tosi lo porta già giovanissimo ad essere oggetto d’interesse per vari ambienti
lavorativi, così è entrato nella sartoria Tirelli come assistente
costumista, ed è con questa qualifica che ha esordito nel cinema accanto
alla costumista, anche lei premio Oscar, Gabriella Pescucci, che lo
chiama a collaborare per oltre dieci anni per grandi produzioni
cinematografiche internazionali, teatro lirico e varie manifestazioni.
Massimo
Cantini Parrini affianca alla sua professione di costumista una straordinaria
passione per gli abiti d’epoca, che colleziona fin dall’età di tredici
anni. Ad oggi la sua raccolta vanta più di 4.000 pezzi, che spaziano dal 1630
al 1990, tutti originali e di creatori e stilisti iconici,
dai quali spesso trae spunto ed ispirazione per realizzare i suoi costumi.
Massimo
Cantini Parrini è l’unico costumista italiano ad aver vinto dalla prima
nomination tre David di Donatello consecutivi (2016-2018), oltre ad
altri numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali spiccano Nastri
d’Argento, Ciak d’oro e premiazioni in importanti festival cinematografici.
L’ultimo e più importante riconoscimento è l’EFA (European Film Award).
In
curriculum ha più di 50 produzioni da costumista, molte delle quali per registi
di fama internazionale. Tra le sue esperienze professionali, emerge
significativamente il sodalizio stabilito con Matteo Garrone, che –
prima di Pinocchio - lo ha chiamato per realizzare i costumi dei
film Il racconto dei Racconti (2015), Dogman (2018).
La mostra
Il percorso della mostra è articolato in due sezioni: la prima dedicata al
costumista, alle sue fonti d’ispirazione, al suo lavoro creativo e sul set, la
seconda ai costumi del film, accompagnati da immagini tratte dal film stesso,
dalla riproduzione di alcune scenografie e da alcuni simbolici oggetti di
scena.
La prima sezione permette al visitatore di
entrare nel mondo di questo straordinario costumista, di penetrare nella sua
grande passione e conoscenza per il costume antico, nel suo modo di lavorare e
di progettare i costumi per lo spettacolo.
Un grande video a parete riporta stralci di interviste in cui Massimo
racconta il suo vastissimo archivio, come da collezionista è diventato
costumista, il dipanarsi del suo processo creativo. Le interviste sono
intervallate da interessanti frame tratti dal back stage delle riprese del film
Pinocchio, attraverso le quali si tocca con immediatezza il clima del set
cinematografico appena concluso.
Un’intera parete è inoltre dedicata ai bozzetti realizzati da Massimo per
il film Pinocchio, composti con un interessante mix di tecniche manuali,
documentazione fotografica e ritocco digitale. Accanto, una teca raccoglie una
selezione di cartelle di lavoro contenenti le diverse campionature di tessuti
selezionati per realizzare alcuni dei costumi del film, testimoniando
l’accurato lavoro di ricerca che precede la realizzazione di ogni singolo capo
o accessorio.
Una lunga pedana accoglie, infine, una selezione di 7 capi
d’abbigliamento storici del XVIII e XIX secolo provenienti dalla collezione
personale del costumista, utilizzati come fonti di ispirazione diretta per la
progettazione dei diversi costumi del film Pinocchio e accompagnati da figurini
di moda storici provenienti dalla ricca collezione del Museo. Così, sfilano uno
accanto all’altro, un abito femminile da ballo in maschera del 1898
utilizzato come ispirazione per il circo; un abito da cerimonia del
1834-1836 che, per la foggia romantica, ha ispirato l’abito della Fatina, una veste
da camera della fine dell’Ottocento che ha fornito uno spunto puntuale per
la veste della Lumaca. Inoltre, un abito da cerimonia da bambino servito
da modello per la casacca di Pinocchio, una preziosa marsina della fine
del XVIII secolo che ha ispirato l’abbigliamento di Geppetto, una straordinaria
giacca in panno casentino originale a cui si richiama, nel taglio
sartoriale, la giacca del Grillo Parlante, ed infine un outfit maschile
della seconda metà del XIX secolo di sapore dandy, che trova puntuali confronti
nell’abbigliamento del Gatto e La Volpe.
La seconda sezione rappresenta
un vero tributo al film considerato l’evento cinematografico dell’anno,
portando in esposizione i 32 costumi realizzati da Massimo Cantini
Parrini per vestire i principali personaggi del film.
Il costume di Geppetto è composto da un frac in tela di lino,
pantaloni corti sotto il ginocchio e un gilet a righe. Una foggia “fuori moda”,
rispetto all’ambientazione di fine Ottocento del racconto, che è in perfetta
coerenza con la tendenza propria del costume popolare toscano di richiamarsi a
modelli di napoleonica memoria, mentre i magistrali trattamenti di usura
comunicano con immediatezza che quegli abiti sono gli unici posseduti da anni
dal falegname.
Da sempre il Grillo parlante è rappresentato nelle vesti di persona
dotta, di professore, ed è così immaginato dal costumista anche nella versione
di Garrone. La piccola giacca in camoscio color muffa riecheggia il taglio del
primo frac, capo apparso alla fine del Settecento ma perfezionato agli inizi
degli anni Venti dell’Ottocento. Il pantalone è corto, così da mettere in
evidenza le gambe magrissime. Al collo indossa una cravatta con fiocco,
accessorio che conferisce importanza e autorità.
Una grande pedana ospita Mangiafuoco
e 8 burattini del suo teatro. Il burattinaio è avvolto in un cupo cappotto di
fustagno di cotone; indossa maglione di lana, pantalone di fustagno di cotone e
cappello di feltro. Di fronte a sé, allineati come un immaginario teatrino, i
personaggi della Commedia dell’Arte, straordinariamente interpretati da Massimo
Cantini Parrini con attenzione alla tradizione e incredibile cura dei
particolari. Spiccano i costumi di Colombina, vestita con un busto
steccato a mo’ di corpetto in velluto e gonna di cotone stampato, decorato da
nastri increspati con applicazioni di tulle e nappine, quello di Gianduia
con giacca di pilor con manopole e alamari in passamaneria, pantalone al
ginocchio in raso di seta, gilet di pilor bordato con passamaneria, feluca in
paglia e passamaneria. Assolutamente straordinario anche il costume del Diavolo
nella sua vivida rappresentazione del fuoco stesso, composto da giustacore di
velluto con applicazioni di strisce sagomate a fiammella bordate di
passamaneria e nappine, pantalone di panno con applicazioni di strisce sagomate
a fiammella bordate di passamaneria.
Il Gatto e la Volpe potrebbero essere citati come emblemi del gusto
contemporaneo per il Vintage. Il primo abbigliato con un tight di lana e gilet
di velluto a motivi cachemire, il secondo con cappotto di lana sciallato in
astrakan e gilet di seta a piccoli pois, indossano capi vecchi, memori di un
fastoso passato. Sono abbigliati da gentiluomini mescolando epoche e stili come
due vecchi dandy. Pinocchio, venuto al mondo da poco, non distingue le fogge create
con abiti usati, vecchi, logori, sporchi e fuori taglia che anzi, ai suoi
occhi, hanno un effetto elegante.
L’abito di Pinocchio campeggia al centro della sala mostre
temporanee del Museo, realizzato in tessuto jacquard con effetto increspato.
Dalla vecchia e unica coperta che Geppetto possiede - anch’essa ricavata da una
stoffa antica e pregiata ormai distrutta - il falegname cuce farsetto,
pantaloni, cappello e gorgiera per il suo bambino, tutti dalla stessa stoffa.
La forma è semplicissima: Geppetto è un falegname non un sarto, sebbene conosca
le proporzioni ben più di un sarto! Il famoso abito di carta e il famoso
cappello di mollica di pane, vengono ripensati dal costumista come un total
look. La scelta è stata motivata da esigenze di copione, dal momento che
sarebbe stato impossibile gestire sul set continui cambi di abiti di carta o
utilizzarli nelle scene girate sotto la pioggia, nel fango o al mare. La
decisione, approvata dalla regia, ha permesso di trasformare Pinocchio
nell’unica nota di colore del film. Il rosso, colore amato dal costumista,
rappresenta la rabbia, l’amore, il sangue, il fuoco, la vita, il colore della
vergogna: tutti elementi che fanno parte delle avventure della fiaba e dello
stesso protagonista.
La foggia dell’abito della Fata Turchina è presente nella versione
da bambina e da adulta. Entrambi sono realizzati in garza di cotone, stoffa che
ha permesso di invecchiare l’abito mantenendo, tuttavia, la sua leggerezza.
L’aspetto degli abiti richiama il periodo romantico dell’Ottocento, intorno al
1836. Il colore è diafano e si intona perfettamente alla famosa chioma di
capelli, in questo caso resa argentea.
Il cane Medoro è presentato in una splendida settecentesca livrea
composta da giacca, gilet, pantalone in seta moiré decorati con galloni in
argento brunito. Il Giudice gorilla indossa una toga di tessuto moiré
con applicazione di cordoni e nappe in oro brunito e gorgiera di tarlatana.
Il costume della Lumaca
riflette il suo carattere flemmatico: rappresentata così come Collodi l'aveva
immaginata, la Lumaca indossa le vesti di una sorta di bambinaia o di una
cameriera che da sempre si prende cura della Fatina. Indossa, infatti, una
veste da camera con coprispalle e cuffia, il tipico abbigliamento da mattina
adottato da tutte le signore dell’Ottocento. Le vesti sono bagnate dalla sua
bava, consunte dal tempo, dalla polvere e dall'usura, tutto a causa della sua
atavica lentezza e stanchezza. I colori sono diafani ma quello prevalente è il
mauve, colore di moda sul finire del XIX secolo, scelto per il richiamo alla
calma e alla serenità.
Meritano un’attenzione particolare anche le fogge dei personaggi del
circo, i cui costumi racchiudono tutto lo spirito e la fantasia che il
costumista ha voluto ricreare per questa scena. Il circo con i suoi personaggi,
rappresenta la libertà, la stravaganza, il divertimento, la burla e il gioco
della doppia personalità. L’ispirazione, in questo caso, non risiede tanto nel
modello sartoriale, quanto piuttosto nell’essenza che il circo ottocentesco esprime.
Nel film, il circo è povero e popolare ma la bellezza del travestimento
trasforma lo spettacolo in qualcosa di eccezionale, ricco di fascino e mistero.
Spiccano per incredibile bellezza congiunta a rara, quasi onirica fantasia
compositiva, i personaggi femminili tra cui la ballerina in tutù con
busto di velluto maltinto, la donna cavallo e la donna a tre teste,
forse il costume più complesso di tutto il film.
Il cinema è forse l’industria creativa più vicina
alle persone e permette di veicolare contenuti culturali attraverso modalità e
linguaggi che sollecitano la curiosità anche dei non addetti ai lavori. In
questo senso gli straordinari costumi realizzati dal Massimo Cantini Parrini rappresentano
un potente attrattore per promuovere la cultura e la conoscenza del tessuto,
del costume e della moda antiche e contemporanee.
L’idea di esporre i costumi del
film Pinocchio in simultanea all’uscita della pellicola nelle sale
cinematografiche rappresenta una assoluta innovazione in campo museale ed è
stata possibile dalla generosa collaborazione del costumista, del regista, della
produzione e della distribuzione del film.
Dal nostro punto di vista rappresenta un modo del
tutto inedito di offrire al pubblico un’esperienza
“multimediale”, nella quale la mostra ha la
funzione di “aumentare” l’esperienza della finzione
cinematografica attraverso la visione dal vero dei
costumi, con tutto il coacervo di conoscenze e sapere artigiano
di cui sono fatti.
Il catalogo
Silvana Editoriale, in
uscita a gennaio 2020
Il film
PINOCCHIO, una coproduzione internazionale Italia/Francia, è
prodotto da ARCHIMEDE con RAI CINEMA e LE PACTE, con RECORDED PICTURE COMPANY,
in associazione con LEONE FILM GROUP, in associazione con BPER BANCA, con il
contributo del MIBACT – DIREZIONE GENERALE CINEMA E AUDIOVISIVO e di EURIMAGES,
con il sostegno della REGIONE LAZIO – Avviso pubblico Attrazione produzioni
cinematografiche (POR FESR LAZIO 2014-2020) Progetto Cofinanziato dall’Unione
Europea e Regione Lazio Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo, con il
contributo della REGIONE PUGLIA (POR Puglia FESR-FSE 2014/2020) Fondazione
Apulia Film Commission e della REGIONE TOSCANA – Toscana Promozioni, con il
contributo di CANAL + e di CINE +. Vendite internazionali: HANWAY FILMS.
Distribuzione italiana: 01 DISTRIBUTION.
Mostra temporanea
Pinocchio nei costumi di Massimo Cantini Parrini dal film di Matteo Garrone
Museo del Tessuto via Puccetti, 3 Prato
21 dicembre 2019 22 marzo 2020
Ingresso
Intero
singolo: euro 10.00; ridotti euro 8.00; scuole: euro 4.00
Orari
Dal 21 / 12 / 2019 al 7 / 01
/2020 chiusa lunedì
martedì
- domenica: 10-19
mercoledì
25 dicembre: chiuso
martedì
31 dicembre: 10.00-15.00
mercoledì
1 gennaio: 15.00-19.00
Dall’ 8 /01 /2020 al 22 /03 /2020
chiusa lunedì
Martedì
- giovedì 10-15
venerdì
- domenica: 10-19
Visite
guidate alla mostra alle 16:30
Prenotazione
obbligatoria al numero 0574-611503
Costo:
10 euro biglietto di ingresso e visita guidata
giovedì
26 dicembre
sabato
28 dicembre
domenica
29 dicembre
sabato
4 gennaio
lunedì
6 gennaio
Dal
21 dicembre al 6 gennaio biglietto unico a 15 euro per visitare le mostre Pinocchio
nei costumi di Massimo Cantini Parrini al Museo del Tessuto e Dopo
Caravaggio. Il Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della
Fondazione De Vito al Museo di Palazzo Pretorio.
Attività
per famiglie
Il
Museo propone per le feste natalizie quattro appuntamenti dedicati alle
famiglie.
Pomeriggi
ricchi di avventure, fantasia e molta creatività!
Domenica
22 e 29 dicembre ore 16.00
Un
pomeriggio da favola. Pinocchio e la Lumaca …lentissima!
Età:
4-6 anni
Giovedì
26 dicembre e domenica 5 gennaio ore 16.00
Un
pomeriggio da favola. Pinocchio e il teatro dei burattini
Età:
7-10 anni
È
necessaria la presenza di un accompagnatore.
Prenotazione
obbligatoria al numero 0574-611503. Costo: 5 euro a partecipante
Commenti
Posta un commento