Meneghino servitore del Barone di Birbanza al Teatro della Memoria
Al tempo della nostra poetica del Realismo Terminale, i popoli si accatastano tra di loro, così come gli oggetti e le lingue. In questa mescolanza propria di tutte le metropoli del mondo, gli oggetti sono diventati l'unità di misura del nuovo linguaggio cui vogliamo dar voce.
Il dialetto milanese è la lingua di calcestruzzo sulla quale si ammucchiano tutte le successive. E' un idioma che sa dare espressione al fiato del sudore. Gli attori ne sono testimoni per eccellenza, di diverse generazioni e notorietà . La prima insospettabile radiografia di una lingua necessaria il cui Futuro è la Tradizione che si riscopre nella Maschera di Meneghino.
Il dialetto è una lingua di aspro calcestruzzo/ su cui le altre crescono un po' ignare/ nella colma metropoli lombarda./ parlata fra di noi con poche frasi/ lei riesce a dire il fiato del sudore/ scavando fossi e issando capannoni,/ persino rovistando negli amori./ poi mentre sempre in più salgono a bordo,/ nella nebbia il dialetto si è appartato,/ restandoci il ciarlare dello stato. (Poesia inedita di Guido Oldani)
Venerdì 20 e Sabato 21 Novembre 2015 ore 21,00 - Domenica 22 ore 16,00
Sabato 28 Novembre 2015 ore 21,00 - Domenica 29 Novembre ore 16,00
il Teatro della memoria presenta la Commedia :
Meneghino servitore
del Barone di Birbanza OVVERO L’invenzione della maschera di Meneghino
nel Barone di Birbanza di Carlo Maria Maggi con
Aleardo Caliari, Danilo Ghezzi, Domitilla Colombo, Alessandra D’Azzaro, Roberto Giannini, Marco Lindi, Luca Monticelli, Silvia Gorla, , Mirton Vaiani
Regia di Aleardo Caliari
Il Soggetto : E’ in questa Commedia farsesca ( rappresentata per la prima volta nel 1696) che Carlo Maria Maggi introduce il personaggio di Meneghino, onesto servitore della Domenica (Domenichino = Meneghino), destinato a diventare la maschera di Milano, e lo fa’ parlare in vernacolo milanese infarcito di termini pseudo-toscani ed anche , quando si traveste da Pantalone, in dialetto veneziano. Il servo Tasca, vero protagonista della Commedia, è invece una sorta di zanni Arlecchinesco che si esprime alla maniera dei comici della Commedia dell’Arte in un misto di milanese, veneziano, bergamasco e toscano. I personaggi allegorici della Commedia e della Vanità, della Povertà e dell’Apparenza, della Sincerità e della Prudenza, introducono gli spettatori alle diverse scene.
Al termine della Commedia, il famoso Addio di Meneghino alle trattorie e alle osterie di Milano, nella sua milanese “lingua di calcestruzzo” , anticipa di un secolo l’ “Addio ai monti” di manzoniana memoria.
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