TEATRO CARCANO: QUALCUNO VOLO’ SUL NIDO DEL CUCULO dal 4 al 15 novembre


 di Dale Wasserman dall’omonimo romanzo di Ken Kesey . - Regia Alessandro Gassmann   con  Daniele Russo, Elisabetta Valgoi, Mauro Marino, Marco Cavicchioli, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici, Giulio Federico Janni, Daniele Marino, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi, Gabriele GranitoScene Gianluca Amodio - Costumi Chiara Aversano - Musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi -Videografie Marco Schiavoni

Qualcuno volò sul nido del cuculo è il romanzo che Ken Kesey pubblicò nel 1962 dopo aver lavorato come volontario in un ospedale psichiatrico californiano; racconta, attraverso gli occhi di Randle Mc Murphy – uno sfacciato delinquente che si finge matto per sfuggire alla galera – la vita dei pazienti di un ospedale psichiatrico statunitense e il trattamento coercitivo che viene loro riservato.
Nel 1971 Dale Wasserman ne realizzò, per Broadway, un adattamento scenico, che costituì la base della sceneggiatura dell’omonimo film di Miloŝ Forman, interpretato da Jack Nicholson ed entrato di diritto nella storia del cinema.
Oggi, la drammaturgia di Wasserman torna il scena, rielaborata dallo scrittore Maurizio de Giovanni che, senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, l’ha avvicinato a noi, cronologicamente e geograficamente. Randle Mc Murphy diventa quindi Dario Danise e la sua storia e quella dei suoi compagni si trasferiscono nel 1982, nell’Ospedale Psichiatrico di Aversa. Alessandro Gassmann, con il suo talento registico caratterizzato da un’inconfondibile cifra stilistica elegante e al tempo stesso appassionata, firma una messinscena personalissima ma fedele alle intenzioni dell’originale.

La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà – spiega Gassmann - sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Dario (il mio McMurphy) è un ribelle anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. Un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto d’accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e fa riflettere.”

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